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SEDE dei lavori

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La sede dei lavori

Il Palazzo della Provincia di Verona, oggi sede della Prefettura, fu edificato da Cangrande della Scala come propria residenza; i lavori di costruzione dovettero essere compiuti entro il 1311, anno in cui i documenti lo attestano per la prima volta come “palacium novum domini Canisgrandis de la Scala”.

In origine, il complesso si sviluppava a ferro di cavallo tra gli attuali Piazza dei Signori, via Santa Maria Antica e vicolo Cavalletto. Il doppio affaccio sulla platea dominationis e sul cimitero di Santa Maria Antica, tradizionale sepolcreto degli Scaligeri – anche se all’epoca le Arche non erano state ancora innalzate – sanciva e saldava, nel suo continuum spaziale, l’affermazione pubblica e privata della casata.

Qui Dante qui ebbe a soggiornare, ospite del signore nel suo esilio veronese, nel secondo decennio del XIV secolo. Controversa invece è la testimonianza vasariana di una presenza di Giotto nel palazzo, intorno al 1316; nella seconda edizione delle Vite, infatti, si riferisce che avrebbe eseguito per Cangrande “alcune pitture e particolarmente il ritratto di quel Signore”.

L’aspetto originario dell’edificio è stato però profondamente modificato nel tempo per adattarlo alle diverse destinazioni d’uso.

Negli anni sessanta del Trecento, fu aggiunta la loggia di Cansignorio, che dilatò il complesso verso corso Sant’Anastasia: qui si trovava la celebre sala grande, con episodi tratti dalla Guerra giudaica di Flavio Giuseppe dipinti da Altichiero e Jacopo Avanzi.

Dopo il 1405, il palazzo divenne sede del Podestà veneto; durante il dominio della Serenissima, furono apportate alcune importanti aggiunte al complesso con l’edificazione, rispettivamente nel 1492 e nel 1533, della loggia del Consiglio e della porta di Michele Sanmicheli su piazza dei Signori, mentre al 1560 risale la costruzione della grande fabbrica contrapposta alla loggia di Cansignorio, che prolungò specularmente il complesso verso il corso, cristallizzandone l’assetto definitivo.

L’accentuata impronta medievale che oggi connota il palazzo si deve ai radicali interventi di restauro promossi tra il 1927 e il 1930. La facciata verso Santa Maria Antica fu rimaneggiata, mentre quella su piazza dei Signori fu radicalmente “reinventata”. Il prospetto fu coronato da merlature, mentre, nell’angolo tra la piazza e via Santa Maria Antica, fu riaperta la loggia terrena di epoca veneta.

Gli ambienti interni furono sontuosamente decorati con pitture ornamentali in stile, molte delle quali riprendono i motivi geometrici e vegetali delle pitture trecentesche originali, che ancor oggi si intravvedono, in stato frammentario, in alcuni ambienti del palazzo. Erano queste le pitture della corte scaligera che Dante ebbe negli occhi, quando soggiornò a Verona.